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"Le parole sono azioni"

Ludwig Wittgenstein

 Libera Arte in Libera Scienza 

Cercando l'impossibile, 

l'uomo ha sempre realizzato e conosciuto il possibile,

e coloro che si sono saggiamente limitati a ciò che sembrava possibile

non sono mai avanzati di un sol passo.

 

Michail Aleksandrovič Bakunin 

 

 POIESIS - Le parole, le cose  

Le parole sono nient’altro che nomi: nomi per esseri viventi, per cose concrete o astratte; nomi per azioni, nomi per il tempo, per le qualità e le quantità. Ogni volta che parliamo, noi nominiamo cose e, nominandole, le creiamo, assegnamo loro forma e sostanza. E sebbene la gran parte della materia preceda - nell'esistenza - la parola, è la parola che la identifica, la specifica, la isola e, in ultima analisi, la reifica.

 

La parola ha poteri esoterici ed essoterici, può svelare e può nascondere. 

La parola è il nulla che si crede tutto e - credendoci intensamente - diventa Tutto.

 PHYSIS - I suoni, la materia 

A partire da questa suggestione, vogliamo porci domande che si insinuino pericolosamente ai margini della metafisica e vogliamo azzardare risposte immaginifiche per mezzo dell'arte.

 

Esiste un pensiero Primitivo ed Essenziale che vive, nascosto, aggrappato alle nostre sinapsi fin dai primi istanti di vita del genere umano?


Esiste un nucleo linguistico ancestrale, una protolingua, un gruppo essenziale di fonemi da cui ogni pensiero/parola è derivata, declinandosi in miliardi di lingue esattamente come fece la protomateria che - decadendo nella sua Singolare Esistenza - generò questa Pluralità che ancora si espande all'infinito? E quella materia indefinita non potrebbe aver posseduto una qualche forma di protocoscenza le cui tracce siano ancora presenti - benché celate - nella realtà e nelle lingue con cui essa si racconta? 

 

Nel nome di queste e di tutte le domande che la Scienza - legittimamente - rifiuta di porsi affermando che le risposte (ammesso esistano) procedono al di là del conoscibile, rivendichiamo la libertà di giocare (molto seriamente) e così di interrogare la scienza per mezzo dell'arte.  

 PRAXIS - L'immaginazione, la Politica 

 

La nostra interrogazione artistica è un atto politico, non una riflessione misticheggiante.

 

I nostri esercizi di scrittura, arte e filosofia non hanno affatto la pretesa di insegnare qualcosa a qualcuno (tanto meno alla Scienza), ma si assumono la responsabilità di ricordare - a chi voglia ascoltare - che la vastità del mistero unversale supera per grandezza e consistenza la porzione di realtà che abbiamo disvelato. Pertanto, dubbio e sperimentazione - in tutti i campi dell'umano - non rappresentano processi opzionali. E se l'arte è il luogo dove sembra più agevole (sebbene affatto scontato!) contrapporre l'irriverenza e l'immaginazione alle formule assolutistiche, forse è da qui che possiamo partire per rinnovare (anche) la prassi Politica. 

 

Vogliamo porci domande folli e problematiche a promemoria dei nostri limiti; imparare a conoscere metro per metro le zone di confine e aprire le soglie che danno sull'inconsapevolezza abissale che circonda il microsmo di cui abbiamo cognizione; perché sia impossibile dimenticare fino a dove si estende la nostra conoscenza e - soprattutto - sia possibile riconoscere le domande capaci di dilatarne le estremità. 

 

Ci interessa porci seriamente domande fondamentali e ci interessa imparare a formularle con precisione visionaria. Non ci interessano le 'risposte giuste', con le risposte giochiamo,

con le domande mai.

 

 

 

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